LE DIFFICOLTA' SPECIFICHE DELLE PERSONE LGBTQIA+
Le persone LGBT+ sono una categoria ad alto rischio di sviluppo di problemi di salute psicofisica perché, per il loro orientamento sessuale e/o un'identità di genere differente da quella assegnata alla nascita, sin da bambinə sono soggette a minority stress.
Fattori che impattano il sano sviluppo psicosociale sono il rifiuto o l’allontanamento dal proprio nucleo familiare, l’isolamento, lo stigma sociale e la discriminazione istituzionale che si esplica nell’assenza di normative di riconoscimento e tutela della comunità LGBT+ (basti pensare all'affossamento del DDL Zan).
La mancanza di strumenti di informazione e supporto e l’interiorizzazione dello stigma rendono le persone LGBTQIA+ maggiormente a rischio di sviluppare disturbi depressivi, abuso di sostanze, patologie fisiche, disturbi sessuali, post traumatici da stress e un rischio triplicato di comportamenti suicidari, soprattutto dopo esperienze di bullismo.
Il forzato isolamento fisico dovuto al Covid-19 ha incrementato esponenzialmente queste difficoltà: dover nascondere la loro identità sessuale e il rischio di violenza domestica, hanno aumentato l’ansia e la depressione.
Fattori che impattano il sano sviluppo psicosociale sono il rifiuto o l’allontanamento dal proprio nucleo familiare, l’isolamento, lo stigma sociale e la discriminazione istituzionale che si esplica nell’assenza di normative di riconoscimento e tutela della comunità LGBT+ (basti pensare all'affossamento del DDL Zan).
La mancanza di strumenti di informazione e supporto e l’interiorizzazione dello stigma rendono le persone LGBTQIA+ maggiormente a rischio di sviluppare disturbi depressivi, abuso di sostanze, patologie fisiche, disturbi sessuali, post traumatici da stress e un rischio triplicato di comportamenti suicidari, soprattutto dopo esperienze di bullismo.
Il forzato isolamento fisico dovuto al Covid-19 ha incrementato esponenzialmente queste difficoltà: dover nascondere la loro identità sessuale e il rischio di violenza domestica, hanno aumentato l’ansia e la depressione.
L'IMPORTANZA DEL SUPPORTO PSICOLOGICO: la terapia affermativaCon il passare dei decenni è stato finalmente affermato dalla comunità scientifica che gli orientamenti omosessuale e bisessuale (con le varie sfaccettature) e l'identità trans non sono forme patologiche, ma normali aspetti dell'identità sessuale, come l'eterosessualità e l'identità cisgender. Quando parliamo di orientamenti facciamo riferimento anche all'asessaulità e all'aromanticismo nelle loro varie dimensioni. A causa però di una lunga storia di patologizzazione e/o criminalizzazione di questi aspetti nelle società, le persone sono esposte fin dalla nascita a continue stigmatizzazioni, discriminazioni, violenze, che vanno ad impattare sulla salute psicofisica. Ciò spesso porta allo sviluppo di difficoltà psicologiche, senso di inadeguatezza e vergogna, ansia, depressione, fino a sviluppare PTSD. Non c'è da stupirsene! Per questi motivi diventa spesso indispensabile un supporto psicologico, che permetta di superare le ferite, fisiche ed emotive, subite nel corso degli anni, il senso di inadeguatezza, la paura. Riappropriandosi, parallelamente, delle proprie risorse e talenti, della propria forza, della capacità di sviluppare e mantenere relazioni affettive e/o sessuali soddisfacenti. L'approccio deve naturalmente essere di tipo affermativo, ovvero accompagnare la persona a vivere le dimensioni della propria identità autenticamente, spesso decostruendo con gradualità e gentilezza lo stigma che può aver interiorizzato vivendo in una società ancora fortemente omolesbobitransfobica. COME SCEGLIERE Lə PSICOLOGə- Chiedi all’associazione LGBTQIA+ della tua città se hanno dei nominativi di psicologə con cui collaborano
- Se non c’è un’associazione LGBTQIA+ nella tua zona, utilizza il passaparola o identifica sui portali lə professionistə che dichiarano di avere competenze sui temi dell’identità di genere ed orientamenti sessuali. - Durante il primo colloquio con ləi 1. chiede apertamente su ha competenze specifiche e che corsi o tirocini ha fatto legati ad una formazione su questi temi 2. chiedi se conosce l’associazione LGBTQIA+ più vicina e che attività si svolgono lì. Lə professionistə formatə sanno quanto è importante conoscere le associazioni arcobaleno della zona, i servizi che offrono (ad es. gruppo giovani, auto mutuo aiuto, consulenza legale) ecc, per poter poi indirizzare i/lə pazienti lì, nel caso in cui desiderino frequentare l’associazione o usufruire di ciò che può dare. 3. e sei una persona non binary o bisessuale chiedi cosa ne pensa del binarismo, in tema di identità di genere o di orientamento. E’importante che non cerchi di forzarti ad una visione binaria che non ti appartiene (e che non rappresenta il modo “giusto” ma uno dei modi) - Non aver timore di chiedere: è più che normale e legittimo, vista la situazione e la delicatezza degli argomenti, fare queste domande. Allo stesso tempo lə psicologə dovrebbe accoglierle normalmente, risponderti in modo chiaro ed elencarti le sue esperienze formative (workshop, master, partecipazione ad iniziative di sensibilizzazione). - Questi temi sono anche fortemente politici. Non può esserci neutralità o normalizzazione delle discriminazioni da parte dellə psicologə. Ciò significa che dovrebbe essere favorevole a tutto ciò che riguarda il riconoscimento dei diritti delle persone LGBTQIA+. Chiedliə cosa ne pensa di: matrimonio ed adozione fra/ da persone dello stesso sesso, percorsi affermativi che riconoscano l’autodeterminazione della persona, legge che contrasti le discriminazioni legate al genere e all’orientamento sessuale e alle mutilazioni genitali fatto alle persone intersex da bambinə. Naturalmente è molto importante il fattore relazionale: sentirsi accoltə, rispettatə, sostenutə nell’esplorare parti di te, nell’aiutarti a rafforzarti, a validare il tuo sentire, a ricercare e consolidare relazioni che ti facciano stare bene rispettandoti nella tua unicità. |
COME SCEGLIERE PSICOLOGHə FORMATE SU QUESTI TEMI!Veniamo da una lunga storia di patologizzazione e/o criminalizzazione delle persone LGBTQIA+. Ciò si riflette nel fatto che raramente all'università e nelle scuole di specializzazione in psicoterapia vengono fornite competenze specifiche su queste tematiche, per accogliere ed accompagnare le persone nel modo corretto, validante e affermativo che meritano e che è l'unico che permetta di aiutarle davvero efficacemente senza nuovamente perpetrare microaggressioni.
Ciò significa che conoscere questi argomenti è legato, nella maggior parte dei casi, ad un interesse specifico dellə professionista, che decide di frequentare specifici corsi e richiedere supervisioni. A causa della scarsa formazione la persona rischia di incontrare unə psicologə che: - abbia impostazione eteronormativa, e quindi dia per scontato di avere nello studio una persona cisgender e/o eterosessuale - non conosca quali sono le difficoltà che la persona può aver incontrato e potrebbe incontrare nel corso della vita quotidiana - metta in atto microaggressioni o microinvalidazioni, senza neanche accorgersene - effettui interventi di "terapia riparativa "ovvero che inquadreranno una identità trans o un orientamento non eterosessuale a supposte "difficoltà psicologiche". Ciò porterà a considerare questi aspetti identitari normali conseguenze di danni psicologici , e ad attuare interventi terapeutici volti a "correggerli" "guarirli", riportandoli ad una identità di genere conforme al genere assegnato alla nascita o all'eterosessualità. Questi interventi, seppur fermamente condannati dalle più aggiornate linee guida a livello internazionale, sono purtroppo ancora tristemente presenti. Ciò espone la persona LGBTQIA+ a nuove aggressioni psicologiche e traumatizzazioni che peggiorano il suo benessere psicologico e fisico. L'unica e corretta terapia possibile è di tipo affermativo. L'IMPORTANZA DEI LUOGHI SAFEVisto il dilagare dall’omobilesbotransfobia e delle microaggressioni o aggressioni che sperimentano, le persone LGBTQIA+ possono facilmente sentirsi sbagliate, inadeguate, sviluppare vergogna, tendenza al ritiro, ansia sociale. Possono arrivare a nascondere a se stesse e/o agli altri aspetti identitari che ritengono “sbagliati” (è questo il messaggio che arriva dalla società e a volte anche in famiglia) o possono esporle a nuove violenze.
L’isolamento, che da un lato cerca di ridurre le occasioni di aggressioni e microaggressioni, dall’altra riduce anche la possibilità di fare esperienze positive, coltivare hobby, sviluppare relazioni positive. Ciò peggiora naturalmente l’umore e anche sintomi di malessere psicologico. Si crea un circolo vizioso che può aumentare sempre di più il disagio. Per questo è molto importante, con i propri tempi ed in sicurezza, darsi modo di entrare in contatto con ambienti inclusivi. Questi possono essere virtuali e fisici. Esistono infatti forum, blog, profili o pagine Facebook, contatti su Instagram tenuti da persone LGBTQIA+, attivisti, attraverso i quali approfondire le tematiche di interesse, acquisire informazioni utili a normalizzare la propria situazione, conoscere persone. Sarebbe poi importante passare alla frequentazione di luoghi fisici, quali associazioni LGBTQIA+, gruppi giovani o di auto mutuo aiuto, per potersi confrontare di persona e fare amicizie che possano essere vissute nella quotidianità. Questo fa davvero la differenza, sia rispetto al senso di sicurezza, che al far nuovamente parte di una piccola comunità in cui si è veramente accettati nelle proprie caratteristiche, che possono così fiorire, con orgoglio e gioia. |
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